S. RAFFO - PYRAMIDEN DI LINDA TERZIROLI
- culturainatto
- 11 mag
- Tempo di lettura: 5 min
Se cerchiamo un modello letterario per il romanzo contemporaneo, dobbiamo prendere le distanze da quella folla brulicante e piuttosto noiosa di ispettori, detective, agenti di polizia che costellano la narrativa che, in questo momento storico, abbonda sugli scaffali delle librerie. Eppure il romanzo, non solo il genere giallo, ha più che mai bisogno di una grande originalità nella trama narrativa e sete di stile e cura estetica del linguaggio. Come autore non mi piace rassicurare il lettore, amo l’inquietudine, perché induce a guardare più in profondità dentro se stessi. I personaggi che preferisco sono estremi, in grado di illuminare verità troppo spesso nascoste o relegate in angoli dove non si vuole guardare per paura di trovarvi cose mostruose. Anche come lettore mi piace essere turbato, inquietato, mai rassicurato. Spesso, come ci insegnano i grandi scrittori, da Franz Kafka a Thomas Bernhard, è solo l’oscurità a guidarci in direzione del vero. Incontro a verità scomode e raggelanti. Del resto tutto ciò che è interessante si muove sempre nell’ombra. Leggendo, o meglio centellinando, Pyramiden, una città fantasma, il romanzo fresco di stampa della mia ex allieva e collega Linda Terziroli (Bertoni editore) che racchiude ombre e inquietudini, ho colto echi di opere di Guido Morselli di cui lei è da tanto tempo studiosa, di Amelie Nothomb e dell’amatissima (e poco nota) Paola Faccioli. Senza considerare il mio romanzo Il Lago delle Sfingi. Le altalene davanti a scuola che danzano al gelido fiato del vento polare, le aule della scuola abbandonata che conservano, come relitti, libri e quaderni abbandonati, quali cadaveri sui banchi. Bambini che scompaiono misteriosamente, come i loro genitori inghiottiti nella miniera. La particolarità di questo romanzo artico è senz’altro l’ambientazione, in un’isola a poca distanza dal Polo Nord, in una città abbandonata che esiste davvero: Pyramiden, una città mineraria sovietica ormai deserta che ha vissuto anni di grandezza. Con un cinema, un palazzo della cultura, palestre, una piscina d’acqua di mare riscaldata. Una città che adesso è un immenso teatro silenzioso, soltanto un luogo di passaggio di temibili e famelici orsi polari e affascinanti e sinuose volpi artiche. Quali misteri si annidano a Pyramiden? Chi è veramente Boris di cui la protagonista, la giovane maestra Anna, è innamorata perdutamente? Chi è August? E il dottor K? Sul passato e nel presente della città sovietica si allungano ombre misteriose che saranno svelate solo in parte perché il gioco del mistero resta sospeso tra ciò che sappiamo e ciò che non potremo mai conoscere, perché messo a tacere per sempre dall’alito gelido della morte.

Partiamo dalla genesi del romanzo. Qual è stato il καιρόs, l’origine della storia?
“A bordo di un catamarano di nome Aurora, navigavo lungo l’Isfjorden, era il 15 agosto del 2018. Ero diretta dentro una comitiva al villaggio sovietico abbandonato di Pyramiden, nel cuore del fiordo dell’isola Spitsbergen alle isole Svalbard e ascoltavo distrattamente il discorso in inglese della guida, un giovane e robusto ragazzo russo, dalla barba rossiccia. Ad un tratto, alludeva a una celebre tragedia che vide la morte di diciassette cacciatori di foca norvegesi. Per molti anni si diede la colpa allo scorbuto e alla mancanza di vitamina C, ma pochi anni fa si è scoperto che la vera ragione della loro morte era avvelenamento causato dal sigillante in piombo utilizzato per le scatole di cibo. Improvvisamente non mi perdevo una parola. Il ragazzo russo parlava come se la tragedia alla casa svedese fosse un fatto noto a tutti. Al termine del discorso, gli ho chiesto un chiarimento (non avevo mai sentito prima la storia della Swedish House) e ho preso alcuni brevi appunti sulla ruvida carta marrone di un sacchetto per il vomito inserito nel sedile. Così, una volta a casa, ho scritto il racconto dal titolo Casa svedese, immaginando la lenta morte di questi vigorosi cacciatori di foca norvegesi. Ma il pensiero di Pyramiden, della città sovietica fantasma, continuava a visitarmi e cercavo continuamente informazioni, libri, reportage dedicati a questa città che mi aveva profondamente affascinato. Sono convinta che sia un luogo sublime per dirla con Edmund Burke”.
Quanto c’è di realistico e quanto di fantastico?
“Anzitutto ho cercato di descrivere il luogo in modo realistico. Pyramiden esiste davvero, è una città fantasma nel cuore dell’isola di Spitsbergen, nelle isole Svalbard che si trovano appunto in Norvegia. Fondata da minatori svedesi nei primi anni del Novecento, la città fu venduta ai russi nel 1927. E ancora oggi è un avamposto russo in terra norvegese. La storia, invece, è inventata. Ho inserito alcuni riferimenti alle torture del KGB che ho scovato in un vecchio libro della biblioteca di mio padre”.
Quanto tempo hai impiegato a scriverlo?
“Una volta a casa ho scritto un breve reportage per Pangea, la rivista culturale diretta dall’amico Davide Brullo che con me condivide la passione per le terre polari. Ma poi, per molto tempo, questo luogo ha scavato dentro di me una stanza sotterranea, un luogo della mente che trovavo pieno di fascino ma ancora non pensavo alla stesura di un romanzo. Dopo aver concluso la scrittura del racconto dedicato alla Casa svedese, mi sono finalmente decisa a collocare, in questa terra maledetta e seducente, una tormentata e tragica storia d’amore”.
A quali autori ti sei consapevolmente o inconsapevolmente ispirata?
“Uno su tutti: credo di aver un debito nei confronti dell’amato Guido Morselli e della sua opera Dissipatio H.G.. Pyramiden per certi versi potrebbe rappresentare una Crisopoli in salsa polare e sovietica. Ogni cosa è rimasta intatta, immobile, mentre si cammina per i viali ormai abbandonati, si sente la voce del vento e il grido senza pace di migliaia di gabbiani. Questa strana eternità di cui parlava Morselli è qui allestita in un “altrove” che non è stato consumato, morsicato dal tempo, ma si prepara sotto ai nostri occhi”.
L’identificazione con l’io narrante: funzione del narratore interno. La Linda 'reale' ha 'influenzato' la Linda della storia?
“Credo che una certa rotta di collisione non possa che avvenire tra autore e personaggio. Mi sento più vicina alla protagonista Anna nella sua versione di madre ormai adulta più che nella sua versione di ingenua maestra che incontra, una dopo l’altra, situazioni misteriose e inquietanti”.
Qual è stato il cursus honorum del libro?
“Nel 2023, Pyramiden, una città fantasma è stato selezionato tra i primi 12 finalisti del Premio Nazionale di letteratura Neri Pozza. Tuttavia non è approdato nella cinquina finale, quindi ancora, per più di un anno, è stato in sospeso. Questo fatto apparentemente sfortunato mi ha permesso di rileggerlo e alleggerire alcune parti. Spero che si riesca a leggere quell’alone di mistero che ancora si respira nella città fantasma di Pyramiden.”
Silvio Raffo
Nato a Roma, vive a Varese. Ha pubblicato di poesia: I giorni delle cose mute (Kursaal editoriale, 1967), Invano un segno (Rebellato, 1976), Stanchezza di Mnemosyne (Forum, 1982), Immagini di Eros (Forum, 1984), Da più remote stanze (Hellas, 1984, prefazione di Daria Menicanti), Lampi della visione (Crocetti, 1988), L’equilibrio terrestre (Crocetti, 1991), Quel vuoto apparente (Edizioni del Leone, 1995), Vocative (LietoColle, 2003), Il canto silenzioso (Marna, 2005, prefazione di Maria Luisa Spaziani), Maternale (NEM, 2007), Al fantastico abisso (Nomos, 2011); di narrativa, i romanzi: Lo specchio attento (Edizioni Dello Zibaldone, 1987), Il lago delle sfingi (Marna, 1990), La voce della pietra (Il Saggiatore, 1996), Virginio (Il Saggiatore, 1997), Spiaggia Paradiso (Marna, 2000), I figli del Lothar (Ulivo, 2008), Dependance (Acar, 2009), Eros degli inganni (Bietti, 2010), Giallo Matrigna (Robin, 2011), La Sposa della Morte (Robin, 2012); in prosa, biografie e saggi: Guida alla letteratura contemporanea (Bonacci, 1977), Donna, mistero senza fine bello (Newton Compton, 1994, a cura), Gli specchi della Luna (Tettamanti, 1999). Ha curato opere di Ada Negri, Sibilla Aleramo, Amalia Guglielminetti, Antonia Pozzi, Platone, Seneca, Marco Aurelio. È inoltre autore di traduzioni: Emily Dickinson, Oscar Wilde, Christina Rossetti, Sara Teasdale, Wendy Cope, Emily Bronte.